- NOVITA' -

23 febbraio 2012

28 febbraio alla Sala Rosi


Un appuntamento per conoscere i risultati della ricerca che la Società italiana di sociologia del Lazio ha svolto tra le donne e gli uomini che frequentano i consultori familiari della nostra Regione e per discuterne insieme: martedì 28 febbraio, dalle 9,00 alle 13,00 presso la Sala Rosi, V Dipartimento del Comune di Roma, viale Manzoni 16.

20 febbraio 2012

La vita siamo noi

Riceviamo dal collettivo femminista Medea di Torino le riflessioni che di seguito pubblichiamo, scaturite dalla recente sentenza del Tar del Piemonte che non ha accolto il ricorso delle donne contro la delibera della Giunta Cota, che prevede la presenza del Movimento per la vita nei consultori pubblici e contributi economici alle donne che rinunciano ad abortire.



Una donna non COnTa niente!

Guardare alla Lombardia dal Piemonte non è cosa nuova. Si va a Milano a lavorare, o si vorrebbe, considerata la situazione, indegna, dei treni per i pendolari, e si va a Milano a far shopping, qualche ora tutto compreso con l’alta velocità…dall’elezione in Piemonte di Roberto Cota, presidente della Giunta Regionale, si va a Milano a prendere ispirazione, per non dire a copiare, come dal vicino di banco più bravo: sanità, istruzione, amministrazione del territorio: non è mai stato un mistero, sin dalla campagna elettorale, con quanta convinzione questa coalizione considerasse il modello Formigoni esempio cui tendere, traccia entro la quale muoversi.


Superando per integralismo persino il Movimento per la Vita – che si è “limitato” a premere per la presentazione di una legge regionale che finalmente legittimasse l’ingresso dei suoi volontari entro i consultori in ottica antiabortista, il che, ricordiamolo sempre, vuol semplicemente dire contro le donne e la loro capacità di scelta sul proprio corpo e ha ottenuto di fatto un atto amministrativo il cui iter, nonostante la sentenza del Tar, è ancora tutto da definire – la Giunta Cota ha dichiarato una vera e propria guerra al principio di autodeterminazione, colpendo da un lato i consultori, le cui finalità, sostanza e attività vengono completamente stravolte e dall’altro le donne, alle quali si gettano in faccia pochi euro purché non abortiscano.

Alcune riflessioni, alcune obiezioni, sono ovvie e più volte avanzate, dall’inutilità di un sostegno economico limitato nel tempo, alla mancanza di politiche reali a sostegno delle donne, tutte, madri o meno, dalla evidente incompetenza di chi parla di consultori e dimentica che dovrebbero essere i luoghi della salute delle donne, non dell’imposizione e del controllo, alla pericolosità di un meccanismo fatto di commissioni, ammissioni, schedature, volontari, obiettori che di fatto impedisce alle donne di interrompere una gravidanza nei tempi previsti dalla legge e con tutte le garanzie di professionalità, gratuità e accoglienza dovute.

16 febbraio 2012

La vita siamo noi

Comunicazione di Laura Piretti

UDI - Unione donne in Italia - Modena
e componente del gruppo nazionale UDI Generare oggi


Siamo in molte provenienti dalla Regione Emilia Romagna e della realtà dei consultori di questa regione si sono già sentite più voci. Non sono un'operatrice e non sono una amministratrice, dunque non porterò dati che sono in ogni caso facilmente reperibili. I consultori di Modena sono una realtà molto consolidata; sono stati istituiti prima ancora della legge nazionale ed hanno conosciuto una forte partecipazione delle donne, attraverso i comitati di gestione sociale

Il mio punto di vista è quello di una donna che sia a livello locale che nazionale, attraverso l'UDI, ha partecipato e seguito con particolare attenzione le questioni riguardanti il corpo e la salute delle donne, la maternità, la nascita, la non nascita, la legge 194, la legge 40. Vi sono anche documenti sia dell'UDI di Modena che nazionali, nei quali sono contenute riflessioni e proposte attorno a questi temi, riflessioni nate dal confronto non solo interno alla nostra associazione, ma con altre associazioni di donne e gruppi e singole oltre che con le istituzioni là dove è stato necessario.

Anche per il poco tempo che abbiamo e per la necessità di far parlare le molte che ancora sono iscritte, credo sia utile portare alla discussione di questa Assemblea e all'elaborazione che i gruppi dovranno fare, alcune considerazioni parziali, rispetto ai problemi complessivi, ma che toccano, secondo me, alcune criticità di fondo.

Sui consultori non credo che neppure l' Emilia Romagna sia un'isola felice, come forse è sembrato capire da alcuni interventi, nonostante il loro alto tasso di "resistenza" rispetto allo scadimento e difficoltà e svuotamento di significato che si registra ormai da tante parti.

Ho sentito dire che le donne stanno abbandonando i consultori, nel senso che, a parte le donne straniere, le giovani, le meno giovani e le donne "storiche", quelle che hanno fatto la battaglia per i consultori, al Consultorio non ci vanno più. Credo sia vero per i tanti motivi che sono stati detti: a parte le eccellenze, sparse ovunque sul territorio, e le resistenze alla normalizzazione, sono spesso meri ambulatori di scarsa accessibilità, spesso integrati nel servizio ospedaliero, dove non si parla più di sessualità, di interventi integrati. Hanno perso quell'identità che avevano all'inizio, (pur nel compromesso di definirli "Consultori familiari"), dovuta anche alla motivazione e alla formazione delle operatrici e degli operatori, e dal loro lavorare in equipe.

Aggiungo che le donne che "partecipavano" attorno ai consultori sono state allontanate con la chiusura delle gestioni sociali, con l'aziendalizzazione dei consultori così come di tutta la sanità. Si è mai visto un'azienda che permette ad utenti/clienti di interferire su programmi, servizi ecc? Al loro posto i comitati consultivi misti, dove la "partecipazione" non è "per utenza" ma "per associazioni", dove il tema salute donna è insieme con oculistica e cardiologia ecc.

Dunque occorre ripensare ad una partecipazione delle donne attorno ai Consultori, partendo dalle situazioni locali.

Sui temi "caldi" che attraversano i Consultori e sui quali siamo sempre in trincea, ad esempio la legge 194, ho fatto nel corso degli anni alcune riflessioni/esperienze che vi riporto.

14 febbraio 2012

La vita siamo noi

RAPPORTO SULL’ATTIVITA’ DEI CONSULTORI FAMILIARI ACCREDITATI DALLA REGIONE LOMBARDIA

di Daniela Fantini

ginecologa milanese

di Usciamo dal silenzio e di Se non ora quando Lombardia

 La gestione della Regione Lombardia ha completamente stravolto le finalità dell’attività del consultorio previste dalla legge nazionale che sottolineava le caratteristiche di intervento sulla donna, sulla salute riproduttiva e sulla famiglia, garantendo il diritto alla procreazione consapevole .Piano piano attraverso decreti ed emendamenti voluti e ispirati dal “governatore” Formigoni, nel 2010 il consultorio si è trovato a dover gestire il progetto Nasko attuato per prevenire l’interruzione della gravidanza. Premessa necessaria alla descrizione del sistema dei consultori è che in Lombardia vige il sistema della sussidiarietà:
Con la legge regionale 31 del '97, in Lombardia è stabilita la separazione fra le Asl (acquirenti di prestazioni) e i fornitori di prestazioni, con l'equiparazione tra pubblico e privato. Alla Regione spetta il compito di definire le regole di governo del sistema, che rappresentano gli strumenti principali di programmazione; l'Asl ha funzione di coordinamento e controllo del socio-sanitario; la gestione e la programmazione dei servizi sociali spetta ai Comuni.
Il terzo settore è riconosciuto come soggetto operante nel sistema socio-sanitario e socio-assistenziale (con l'istituzione di tavoli permanenti). Entra in vigore un sistema di finanziamento che attribuisce un determinato valore a ogni prestazione (DRG) e quindi l’attività preventiva ,una volta gratuita, diventa a pagamento come le altre prestazioni del SSN. Accade così che le strutture private programmino i servizi e le prestazioni maggiormente remunerative, drenando la maggior parte di risorse pubbliche disponibili. I consultori privati hanno così potuto accreditarsi in base a criteri definiti dalla Regione.
Essi riguardano la struttura e chi ci lavora, ma trascurano uno dei punti guida della legge sui consultori pubblici del 1975: la laicità. Accade così che molti consultori privati accreditati di matrice cattolica possano fare obiezione di coscienza di struttura, rifiutando le pratiche relative alla legge 194 e promuovendo un certo tipo di “educazione” alla sessualità.

Attualmente la rete è composta da 216 sedi principali, 152 pubbliche e 72 private accreditate. Queste ultime nel 2007 erano 54. Solo 2 consultori privati sono laici. Si può notare che tra i consultori pubblici nel 2006 si contavano ben 72 strutture pubbliche dislocate (dipendenti da un consultorio principale perché mancanti di alcune delle figure professionali previste), mentre tra quelli privati solo 5 sono in questa situazione.

12 febbraio 2012

I consultori e la par condicio

di Pina Adorno

Sconcertante la vicenda della delibera Cota in Piemonte, che consentiva l’attività delle associazioni pro life all’interno dei consultori pubblici, impugnata dall’associazione Casa delle Donne e respinta dalla sentenza del Tar del Piemonte, sentenza che peraltro estende alla Casa delle Donne la possibilità di operare all’interno dei consultori.

Un epilogo che svela platealmente l’uso strumentale che viene fatto delle donne e della loro salute. Proviamo ad immaginare questo scenario di guerra, nel quale la donna non viene rispettata e sostenuta nel suo percorso decisionale nei confronti di un inizio di gravidanza problematica, ma viene “contesa” tra ‘fazioni opposte’, almeno è così che il giudice amministrativo vede la cosa.

E proviamo ad immaginare come gli operatori possano svolgere serenamente e lucidamente il proprio ruolo, che comporta la costruzione delle condizioni che consentano alla donna di guardare consapevolmente alle proprie risorse e possibilità, e di prendere una decisione nella libertà che una legge dello Stato, la 194/78, le riconosce.

Questa sentenza, che viene a distanza di poche ore dal tentativo dell’assessore regionale ai servizi sociali di cancellare in un sol momento i consultori del Lazio, dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, il disegno violento e offensivo in atto da parte di forze irresponsabili il cui obiettivo è quello di cancellare i diritti delle donne e attentare alla loro salute ricacciandole nella piaga dell’aborto clandestino.

Lo dicono tutte le statistiche e i rapporti annuali del Ministro della Salute: l’interruzione volontaria della gravidanza in Italia è in continua diminuzione, e questo è vero soprattutto laddove la presenza dei consultori pubblici è più significativa.

L’offensiva contro i consultori e contro le donne è ingiustificata, strumentale e colpevole. Ipotizzare la necessità della presenza di “difensori della vita” nei consultori significa affermare che gli operatori dei consultori - che sono professionisti della salute, oltre che funzionari pubblici a tutti gli effetti, e non attivisti politici estremisti - lavorano per la morte. Una interpretazione assurda! Come affermare che in un reparto oculistico ospedaliero ci debbano essere anche associazioni contro l’uso degli occhiali, così la par condicio è assicurata.

10 febbraio 2012

I CONSULTORI NON SI TOCCANO!

Quello che segue è il comunicato diffuso dall'Assemblea delle Donne contro la proposta Tarzia, coordinamento costituitosi nel luglio 2010 per contrastare i tentativi di distruggere il patrimonio dei consultori pubblici del Lazio, messo in atto dalla Giunta Polverini  fin dai primi giorni del suo insediamento. Quello dell'assessore Forte è solo l'ultimo di una serie nutrita di attacchi alla autodeterminazione delle donne e alla tutela della loro salute.

I Consultori non si toccano!

La Giunta Polverini ci riprova. Ancora una volta abbiamo capito chiaramente quali sono le priorità della Giunta Regionale.

Ieri, in commissione lavoro, durante la discussione sulla proposta di legge sul 'sistema integrato di interventi dei servizi e delle prestazioni sociali per la persona e la famiglia nella regione Lazio', l'Assessore Forte ha compiuto l'ennesimo tentativo di cancellare i Consultori Familiari così come li abbiamo conosciuti e così come, con le lotte, ce li siamo conquistati.

È stato, infatti, presentato un emendamento con il quale si vuole abrogare l'Art. 6 della L.R. 15/76, ovvero quell’articolo dove veniva definita e normata l'attività dei consultori e la loro funzione. L'emendamento per il momento è stato accantonato grazie alle pressioni delle opposizioni, ma questo non cancella la sua gravità e non significa che il pericolo sia scongiurato.

Questo ulteriore attacco alla salute e alla libertà di scelta delle donne, viene non a caso a neanche un mese di distanza dalla dimostrazione di forza e autorevolezza dell'Assemblea permanente delle donne contro la proposta Tarzia, Assemblea promotrice dell’incontro nazionale sulla difesa dei consultori e dell'autodeterminazione delle donne “La vita siamo noi” - che ha fatto confluire a Roma centinaia di donne da tutt'Italia, che si stanno organizzando per opporsi ai continui e reiterati attacchi contro i loro diritti e i loro spazi di libertà.

Probabilmente le donne fanno paura a questa Giunta, che forse teme un'altra sconfitta come quella che ha subito quando la caparbietà delle donne del Lazio ha fatto in modo che l'iter della proposta Tarzia venisse bloccato. Forse è per questo che ancora una volta si tenta con squallidi trucchetti di coglierci impreparate, per distruggere ciò che è nostro di diritto. E forse è per paura che la Presidente Polverini, una donna, nonostante i nostri appelli, ancora non ci ha ricevuto.

Vogliamo ancora una volta lanciare un appello alla Presidente Polverini, affinché ci incontri, ascolti le ragioni di quelle donne che dice di "avere a cuore" e riceva le 100.000 firme raccolte in tutta la regione Lazio in favore dei consultori.

Vogliamo ricordare all'Assessore Forte che noi non ci lasciamo intimorire da colpi di mano di basso profilo, che continueremo ad essere vigili e a tenere gli occhi ben aperti e che siamo disposte a continuare la nostra mobilitazione permanente e siamo altrettanto pronte a lottare per difendere la nostra salute e la nostra libertà!


Assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia

Roma 10 .02.2012


Nuovo pericoloso attacco ai consultori pubblici

Ancora una volta ci tocca registrare un tentativo di lesione ai diritti delle donne e alla tutela della loro salute. La notizia è che l'assessore ai servizi sociali della regione Lazio, Aldo Forte - nel corso della Commissione di ieri, durante la discussione sulla proposta di legge sul "Sistema integrato di interventi dei servizi e delle prestazioni sociali per la persona e la famiglia nella Regione Lazio" - ha presentato un emendamento per l'abrogazione dell'art.6 della legge 15/76, che abrogava di fatto, con un colpo di mano, le attività dei consultori del Lazio e la loro funzione, definite da tale articolo. I consiglieri dell'opposizione non si sono fatti sorprendere e hanno bloccato il maldestro tentativo, almeno per il momento.
Riteniamo davvero violento ed offensivo l'atteggiamento della Giunta regionale nei confronti delle donne e degli operatori dei consultori che lavorano quotidianamente insieme alle donne per la difesa del loro diritto alla salute e alla autodeterminazione.
Riteniamo che le Istituzioni abbiano  il compito di tutelare e potenziare i servizi pubblici che, in condizioni a volte molto difficili, sono un riferimento concreto per i cittadini e rispondono alle loro richieste. Certo il loro compito non è quello di distribuire fondi pubblici affidando progetti a termine a una miriade di associazioni private che hanno durata breve e presenze effimere, e a volte anche competenze discutibili.  Perchè non rinforzare i servizi che esistono e lavorano da anni sul territorio?
Qual'è lo scopo dell'accanimento di questa Giunta contro i consultori pubblici e contro le numerose donne che in questi 35 anni li hanno frequentati?
E' un istintivo odio di genere, al di là delle affermazioni del "mi state a cuore"? O è una strana e anacronistica visione del mondo, di un mondo che non contempla le donne come soggetti autonomi e responsabili, ma solo come matrici e dispensatrici di servizi sociali?

9 febbraio 2012

Interessante convegno a Firenze

Con il patrocinio dell'Ordine dei Medici di Firenze

Via Giulio Cesare Vanini n. 15
Sala Convegni 
11 febbraio 2012

La "presunta" sindrome di alienazione parentale – P.A.S.

2 febbraio 2012

Per Leda Colombini

Con le parole che seguono Vittoria Tola ha voluto ricordare pubblicamente, in apertura dell'incontro nazionale del 21 gennaio, la statura umana e politica di Leda Colombini, donna delle Istituzioni, dei movimenti, della partecipazione, recentemente scomparsa, che resta un esempio alto per tutte noi, soprattutto in tempi bui come quelli che viviamo oggi.


In ricordo di Leda
di Vittoria Tola

Oggi a quest’incontro manca una persona che invece avrebbe dovuto essere con noi: Leda Colombini.

Domenica 3 dicembre, all’Assemblea nazionale dell’UDI, abbiamo parlato a lungo di questa iniziativa e Leda voleva che le donne che la stavano preparando sapessero che non avrebbe mancato questo appuntamento per nessuna ragione, dopo tutte le iniziative a cui aveva partecipato in giro per il Lazio contro la proposta Tarzia. Si è giustificata quel giorno di non poter partecipare alle riunioni del lunedì dell’Assemblea permanente per il suo impegno con le donne e i bambini in carcere, che erano per lei un dovere assoluto. Leda è stata ricordata in tanti modi e soprattutto per il suo impegno politico e sociale, ma Leda era molto più di questo.

Per molte di noi è stata tante cose, ma in questa battaglia sull’autodeterminazione non era solo l’assessora che nel 1976, dopo la approvazione della L.405, era stata la prima ad approvare la legge regionale sui consultori e a fare questa legge del Lazio - la legge 15/76 - che noi oggi stiamo difendendo, e che sicuramente rappresenta uno dei migliori esempi, forse il migliore, delle leggi regionali sui consultori.

Questo risultato era dovuto alla sua passione per la salute delle donne, per una maternità e paternità responsabile e per la battaglia sulla autodeterminazione delle donne che lei aveva seguito non solo come donna delle istituzioni ma come donna dell’Udi e donna del movimento delle donne.

Della salute riproduttiva - come si dice oggi - della prevenzione, della maternità come valore sociale e della nascita di servizi nuovi basati sulle donne e sulla loro libertà aveva fatto un cardine della sua militanza e della sua vita.

Il giorno dopo l’approvazione della L. 405 invitò tutte noi, donne dell’Udi e donne del movimento romano, in regione Lazio. Per molte si trattava della prima volta in cui entravamo in un luogo istituzionale come protagoniste. Ci propose infatti di scrivere insieme la legge regionale e di farlo provando ad allargare i limiti che la mediazione parlamentare e i rapporti di forza ci avevano consegnato. Sapeva quanto quella legge era costata perché era stata con noi nella calura di quelle estati e nel freddo di quegli inverni romani ai sit- in davanti al Senato e alla Camera.

Uno dei punti di innovazione del Lazio fu la proposta codificata nella legge del ruolo dell’assemblea delle donne, del rafforzamento della prevenzione e del lavoro di équipe, sempre con l’occhio rivolto alle donne più forti ma anche alle donne più fragili o deboli socialmente.

1 febbraio 2012

La vita siamo noi

Questa è la relazione prodotta dalla Assemblea delle donne di Roma che ha dato inizio ai lavori. Pubblicheremo giorno per giorno tutti gli interventi scritti che ci sono pervenuti e  le conclusioni dei lavori dei gruppi che, per il numero elevato di partecipanti e la complessità degli interventi, sono ancora in fase di elaborazione.


21 gennaio 2012 – Incontro Nazionale di Roma
Assemblea permanente delle Donne per i Consultori


Grazie a Tutte per essere qui!

Siamo consapevoli che ognuna ha
affrontato un sacrificio di tempo, di denaro e di fatica.
Vi siamo profondamente grate per aver deciso di venire oggi a Roma per un
confronto che speriamo possa essere utile e fonte di entusiasmo per
tutte. E’ quello che abbiamo sperato e voluto proponendo questo
incontro.
Veniamo da una lunga battaglia e ci sembra che sia una battaglia che
non è solo nostra, ma ha avuto a Roma e nel Lazio un centro
particolare.
Quando all’apertura della legislatura regionale nel 2009 la Tarzia ha
presentato il suo disegno di legge, essa teneva conto dell’esperienza
precedente in cui in fine legislatura eravamo riuscite a bloccarla.
Questa volta pensava di giocare in anticipo sul tempo ma anche
garantendosi una maggioranza assoluta in consiglio regionale perché la
sua proposta fosse approvata in un batter d’occhio. La prima legge
approvata, un fiore all’occhiello da replicare ovunque.
Oltre tutte le firme della maggioranza, la proposta recava le firme di 7
consiglieri dell’opposizione. L’imprevisto siamo state ancora una
volta noi donne, abbiamo svelato il senso di quella proposta che non
era di semplice riordino e di privatizzazione dei consultori pubblici
(cosa che sarebbe stata comunque grave) e ci siamo opposte tutte
insieme costruendo le condizioni per cui anche i consiglieri regionali
che avevano firmato per opportunismo, ignoranza e malafede ha dovuto prenderne
atto e tornare sui propri passi, mentre i consiglieri di maggioranza
hanno perso lo slancio iniziale.

Perchè noi abbiamo fatto letteralmente muro sul principio
dell’autodeterminazione (quella legge non parla di noi).
Lo abbiamo impedito con i nostri corpi perché abbiamo dimostrato
l’arroganza e l’insipienza dell’illegalità e incostituzionalità del
testo proposto e svelato la sua natura. Abbiamo, forti delle nostre
ragioni, chiesto pareri giuridici e costituzionali, lanciato
una raccolta di firme attraverso la quale spiegare a donne e uomini
della regione quanto stava succedendo.
Contro questa proposta di legge in poco tempo
abbiamo raccolto 100.000 firme, facendo banchetti ovunque fosse
possibile, anche alle fermate della metropolitana, nelle piazze, con
volantinaggi itineranti per le vie del centro, e naturalmente nei consultori,
nei nostri luoghi di lavoro, con parenti ed amici, parlando proprio con tutti.
La risposta di donne e uomini al nostro invito a firmare
è sempre stata positiva, immediata ed entusiasta,
anche esprimendo preoccupazione di perdere o
di vedere snaturato un servizio che, pur con i suoi limiti,
dal 1975 garantisce informazione, promozione e tutela
della salute delle donne, delle coppie, degli adolescenti.
Per molte e molti parlare con noi di diritto alla salute,
di contraccezione o di aborto è stato liberatorio.